Instabilità della spalla

Che cos’è un’instabilità della spalla?

L’instabilità gleno-omerale è quasi sempre la conseguenza di un trauma che lacera le strutture che stabilizzano l’articolazione e lascia una mobilità eccessiva alla testa dell’omero. Questa può abbandonare la glenoide parzialmente (sublussazione) o completamente (lussazione). In questo caso, è quasi sempre necessaria una manovra esterna per riportarla in sede (riduzione). L’instabilità può però interessare anche le altre articolazioni della spalla, come l’acromio-claveare e la sterno-claveare.

Quando la testa dell’omero è spinta fuori dalla sua sede dal trauma, può danneggiare le strutture circostanti come il labbro glenoideo (lesione di Bankart), la capsula articolare o l’inserzione del capo lungo del bicipite (lesione SLAP).

L’instabilità è un circolo vizioso: una volta che la testa dell’omero è andata fuori posto, è probabile che lo faccia di nuovo ed ogni volta, lacerando ulteriormente le strutture circostanti, creerà le premesse per ulteriori e sempre più facili, episodi di sublussazione o di lussazione. A volte, anche i capi ossei si deformano (lesione di Hill Sachs della testa dell’omero) e creano ulteriori condizioni d’instabilità. Alla lunga, tutto questo può portare ad un’artrosi dell’articolazione.

L’instabilità si può verificare ad ogni età, ma si osserva più di frequente nei giovani.


Quali sono le cause?

L’instabilità inizia quasi sempre con un trauma violento che indebolisce le strutture di stabilizzazione (capsula e legamenti) dell’articolazione. A volte manca un trauma significativo iniziale, ma c’è una serie precedente di piccole distorsioni ripetute e causate da sollecitazioni eccessive. Questa condizione è tipica degli sportivi di alto livello che ripetono migliaia di volte movimenti esasperati, alcuni dei quali sono ai limiti delle possibilità dell’articolazione. Così facendo, stirano ed indeboliscono progressivamente i legamenti e creano le condizioni per una lussazione. Gli sport più a rischio sono quelli di lancio (baseball, football americano, pallamano, pallanuoto, atletica, etc.) o che richiedono movimenti bruschi con il braccio sollevato oltre la testa (tennis, nuoto, pallavolo, etc.).

Più raramente l’instabilità deriva da fattori congeniti. Alcune persone hanno infatti legamenti più elastici della norma, che non riescono a stabilizzare bene le articolazioni (lassità legamentosa generalizzata). Basta un trauma minimo per mandarle fuori posto.

Cosa si prova?

In genere, si avverte un senso di debolezza generalizzato di tutto l’arto superiore. Nel sollevare il braccio oltre la testa, il paziente può avere la sensazione che l’articolazione sia lassa, come se stesse per andare fuori posto. Quando in effetti si verifica uno spostamento anomalo (sublussazione), il paziente avverte un dolore trafittivo. Se invece l’articolazione si lussa, il dolore sarà più intenso ed il paziente non riuscirà più a comandare il braccio; visto dall’esterno, il profilo dell’articolazione apparirà deformato. Man mano che gli episodi di lussazione si ripetono, il dolore si attenua sempre di più, fino quasi a scomparire. Il paziente a questo punto, spesso avrà anche imparato a riportare a posto la testa dell’omero da solo.

Diagnosi

Quasi sempre, la storia del paziente e la visita sono sufficienti per fare diagnosi. Gli esami strumentali (Risonanza Magnetica e Tc) servono per valutare quali sono le strutture coinvolte, in vista di un intervento chirurgico di stabilizzazione.

Trattamento – conservativo

Se la spalla è lussata, la prima cosa da fare è riportare la testa dell’omero in sede. Seguiranno riposo, impacchi di ghiaccio e farmaci antidolorifici. Superata la fase acuta (3-4 settimane), saranno prescritti esercizi di rinforzo della muscolatura per cercare di stabilizzare dinamicamente l’articolazione con la componente muscolare. Quando invece ci sono già stati diversi episodi di lussazione, i tempi di recupero saranno molto più rapidi e ci regolerà con la scomparsa del dolore per riprendere le consuete attività.

 

Trattamento – chirurgico

– Riparazione di una lesione di Bankart: in artroscopia, si reinserirà il labbro glenoideo sul bordo anteriore della glenoide, mediante delle piccole viti o ancorette inserite nell’osso.

– Ricostruzione della glenoide:  si usa quando la glenoide ha perso parte del suo osso, si è rimpicciolita e non è più quindi in grado di contenere bene la testa dell’omero. Si esegue attraverso una piccola incisione anteriore, prelevando l’apice della coracoide e trasferendolo dove manca l’osso.  Il tassello prelevato è fissato nella nuova sede con una vite.

Stabilizzazione acromio-claveare: il chirurgo eseguirà un’incisione di 6-7 cm e preparerà la clavicola asportandone una piccola porzione e praticando dei fori attraverso l’osso. In questi verrà fatto passare un legamento prelevato nelle vicinanze ed utilizzato per ri-ancorare la clavicola all’acromion. La sutura sarà infine rinforzata con punti molto robusti.

Riabilitazione dopo il trattamento chirurgico

Si usa un tutore per le 3-4 settimane successive all’intervento. La riabilitazione però comincia subito dopo l’operazione con delicati movimenti passivi dell’arto operato (il fisioterapista muoverà l’arto al vostro posto). Dopo 4 settimane il paziente comincia a muovere attivamente l’arto, ma deve ancora aspettare prima di sollevarlo oltre la testa. Dopo 6 settimane, i movimenti dovrebbero essere stati recuperati del tutto ed inizieranno gli esercizi di rinforzo muscolare. Sarà opportuno proseguire per proprio conto gli esercizi appresi, per almeno altri 3 mesi.